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Settembre 2017-Il cimitero di guerra di Piangipane indietro

Settembre 2017                                                                                       Il cimitero di guerra di Piangipane (RA)

 

Cambiano cielo, non animo, coloro che corrono al di là del mare.

                                                     (Omero)

 

La morte entra a pieno titolo nell’esistenza degli umani.
Sottacerla è forse la difesa invocata a negarne scomoda, ineludibile ed incombente presenza.
Mentre cammino lungo il viale antistante il cimitero di guerra di Piangipane, augurandomi di poter incontrare il sapore dell’anima di questo luogo, in rapida successione mi tornano alla mente frammenti di poesie, quasi un reperto degli anni del mio liceo classico.
La morte non è niente(…)chiamami con il nome che(..) ti è familiare e
parlami nello stesso modo affettuoso che hai sempre usato.

Questo sembra bisbigliarmi la citazione di S.Agostino, per il quale la vita è la stessa di prima.
Facile dunque, aggiunge, ritrovare il proprio cuore ed asciugare le proprie lacrime.
Mi piace pensare che ognuno di questi soldati abbia ancora qualcuno che lo ricordi. Fuggevole lo sguardo su una lapide.
Some people touch our lives only briefly...while others leave a lasting impression and are never forgotten.
C’è un modo fuggevole di attraversare il tempo di vita, ma ci sono le vite che lasciano un segno duraturo in chi resta né mai sono dimenticate.
In qualche modo, come sfogliando a caso le pagine di un libro, la mia risposta l’ho trovata.
Mi accora il guardare le date di nascita di alcuni, giovanissimi, appena 19 anni.
Mi chiedo se abbiano avuto (da chi resta e raccoglie il ricordo) anche una sorta di restituzione simbolica di quanto amputato attraverso la loro morte.
Quel poco di polvere nel frumento, di sabbia tra le sabbie,
di tempo, di acqua errante e di vento vago,
a loro volta trasportati come grano navigante.

Così a mia volta ricordo attraverso i versi di uno struggente Neruda.
Il silenzio pieno, quella sonorità mite che sembrano avere i pensieri, mi porta a Pavese, a quegli occhi ora invisibili sui quali il poeta stesso si è interrogato.
La loro essenza coincideva con una parola vana, con un grido inespresso, col silenzio vuoto e perturbante?.
Augurandomi che i loro visi non siano stati sepolti dal tempo, ma piuttosto ben chiari nella luce delle stelle, benvenuti in un ricordo di speranza, di bene e di vita per chi resta come auspica Nazim Hikmet, esco pensierosa.
Mi consolo con le parole di Deepak Chopra.
La vita è come un guizzo di un lampo nel cielo, come la corsa precipitosa di un torrente giù da una montagna ripida.
Ci siamo fermati un momento , piccola parentesi nell'eternità.

Rita Farneti

 

 


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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