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Garden Club

Il testamento di Emilia-G.Disanto indietro



Conferenza dell’Ing. Giandonato Disanto
Presentazione libro “Il testamento di Emilia : una vita per il riconoscimento della dignità e dell’identità femminile”

testo di Maria Elisa Gulmanelli                                                                                            foto di Lelio Suprani

L’Ing. Giandonato Disanto di origine pugliese, ha presentato a Ravenna, ospite del Garden Club, il suo libro : Il testamento di Emilia : una vita per il riconoscimento della dignità e dell’identità femminile.
L’importanza e l’attualità del tema aveva destato subito il nostro interesse quando un amico dell’autore ci aveva proposto il testo.
La figura della protagonista infatti ci presentava l’evoluzione femminile fra il 1880 e il 1950 e la commemorazione del 70esimo anniversario del voto alle donne, attraverso le esperienze di donne pugliesi, era certamente un elemento di unità nazionale.
Mola di Bari costituisce il punto di partenza e di riferimento di Emilia, cresciuta in una famiglia che aveva una visione aperta e liberale della vita.
Nel primo capitolo “Desiderio di alfabetizzazione” vediamo infatti che il bisnonno Flavio, ufficiale borbonico, aiuta Congettina, ragazza umile e analfabeta, a frequentare i corsi di un Istituto religioso.
Emilia trasferitasi poi con il padre avvocato a New York, lotta per le fragili e impreparate ragazze emigrate in America, “donne della sua Puglia” come scrive l’Avv. Maria Grazia D’Ecclesiis, Presidente nazionale “Sentieri della Legalità”.
I suoi interventi in sequenza con quelli dell’autore, hanno messo in evidenza sia il difficile percorso dell’emancipazione femminile nel secolo scorso che i problemi del nostro tempo.
L’Ing. Disanto durante la sua attività professionale, ha pubblicato testi tecnici attinenti alla progettazione alberghiera, curando in senso ergonomico le condizioni e l’ambiente di lavoro.
Negli anni di insegnamento ha seguito alunne che sentivano come una violenza certe tipologie di lavoro.
Lo studio e l’approfondimento dei problemi di “dignità e identità femminile” nella storia ma soprattutto nell’ultimo secolo lo hanno riportato a Mola, luogo della sua infanzia e dei suoi ricordi.
Come scrive A. M. Disanto nella prefazione, il suo libro dedicato alle figlie, alle nipoti, alle amiche ed anche alle alunne del “Perotti”, rappresenta un “cammeo” della nostra storia.
Siamo grati a quanti hanno partecipato a questa commemorazione : Patrizia Benvenuti per l’Associazione FIDAPA, Edda Alberani Guerrini per l’Associazione CIF.
Ringraziamo Francesca Serra, già del “Gruppo Ravenna Poesia” e Pietro Naglieri, nipote dell’autore, per avere evidenziato i passi più significativi del testo con la loro lettura.
Importante è stata infine la collaborazione dell’Assessore alle Pari Opportunità e Politiche Sociali del Comune di Ravenna, Giovanna Piaia.

 

 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 
 

 
 
 
 
 
 

 

 

 












 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 






 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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“La storia siamo noi”, è il titolo di una celebre canzone. Già: la storia siamo tutti noi, con le nostre passioni civiche, con il nostro impegno quotidiano, con la partecipazione personale e diretta ai fatti che ci riguardano e che ci devono riguardare. Insomma: tutti siamo chiamati a essere padroni del nostro destino individuale e collettivo. Nessuno può tirarsi indietro. Nessuno può delegare.
E' questo, in sintesi, l'insegnamento che lascia Emilia, la donna di Mola divenuta protagonista di questo libro. Emilia lotta accanto alle ragazze della sua terra emigrate in America e lotta accanto alle donne della sua Puglia affinché acquistino consapevolezza dei propri diritti, della propria soggettività, della propria identità. Dunque non semplice assistenzialismo né pietismo caritatevole, ma dialogo, formazione, vicinanza umana, con l'obiettivo di restituire consapevolezza e protagonismo alle donne vittime di abusi, di soprusi, di sfruttamento, e private della possibilità di scegliere per se stesse un destino che non fosse quello di mogli sottomesse e di madri prolifiche.
La solidarietà sociale di Emilia si associa quindi al dialogo, al confronto e alla condivisione, affinché ogni donna possa scoprire in sé la capacità di autodeterminarsi e di affermare la propria soggettività. “Ricordare sempre di ascoltare i consigli, ma non delegare ad altri le proprie decisioni”: questo infatti il principale messaggio “testamentario” di Emilia. Un testamento alla base delle sue azioni di volontariato, ma anche delle lotte che questa forte donna del Sud porta avanti per la conquista del diritto di voto.
Il diritto delle donne a votare e a essere votate, è per Emilia alto riconoscimento della identità femminile oltre che naturale risultanza di percorsi storici contrassegnati da conquiste sul piano dell'istruzione estesa alle donne, che, soprattutto per effetto delle due guerre mondiali, avevano dimostrato sul campo di non essere inferiori agli uomini come anche certa letteratura sosteneva.
Ma tant'è. Da quelle conquiste non si può più tornare indietro: a queste conclusioni arrivano le due figlie di Emilia quando scoprono il testamento politico della loro madre di cui rivendicano l'eredità etica.
Del resto, le cronache ci dicono che ancora oggi c'è ancora molta strada da fare. Perché sono ancora tante le donne cui è negata la soggettività, cui è negato il diritto di amare e di vivere liberamente. E ancora oggi - proprio sulla scia di quanto fa Emilia nei centri antiviolenza a sostegno delle ragazze emigrate in America - è spesso necessario aiutare le donne ad acquisire autostima e strumenti di emancipazione contro i soprusi di derivazione maschilista e patriarcale.
Di più: ancora oggi, come ai tempi di Emilia, è importante la forza della solidarietà sociale e dell'associazionismo. Ecco perché “Sentieri della Legalità” vuole impegnarsi in linea con il “testamento” di Emilia. La nostra associazione vuole essere in prima linea con i suoi centri di ascolto e con iniziative volte a sensibilizzare le coscienze, partendo dalle ragazze e dai ragazzi, per promuovere la cultura dei diritti e la giustizia sociale senza i quali il concetto di legalità sarebbe soltanto una scatola vuota priva di senso.
Maria Grazia D'Ecclesiis
Presidente Nazionale "Sentieri della Legalita' "

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Giandonato Disanto
Nato a Mola di Bari ll 29/7/1940 dove ha trascorso la sua infanzia, e da dove, a 15 anni, si è spostato a Bari.
Proviene da famiglia di professionisti di buona cultura, con , da parte di madre, importanti testimonianze di sensibilità alla giurisprudenza ed alle arti
Ha effettuato studi classici per poi laurearsi in ingegneria
Ha approfondito problematiche di tecnologia alberghiera che ha insegnato, alle classi superiori, di scuole alberghiere.
Ha pubblicato testi tecnici attinenti alla progettazione alberghiera curando l’ottimale utilizzazione dei concetti di ergonomia ed organizzazione del lavoro.
Negli anni dell’insegnamento, ha creato un rapporto molto amicale e confidenziale con le alunne ( 16-19 anni) che gli esternavano le proprie intime difficoltà ad intraprendere un lavoro lontano dai canoni propri dell’ambiente di provenienza, esternandogli le intime problematiche per aver intrapreso una scuola che le portava ad avviarsi verso tipologie di lavoro che, se pur produttivo, in molto sentivano come una violenza.
Questa esperienza, gli ha modellato la attenzione verso i problemi di dignità ed identità delle donne nella storia e nell’ultimo secolo
 

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